Start up innovative: il ministro Guidi firma un decreto che estende al 2016 gli incentivi fiscali

Start up innovative: il ministro Guidi firma un decreto che estende al 2016 gli incentivi fiscali

A distanza di pochi giorni dalla emanazione del decreto che prevede la costituzione delle start up innovative anche online e senza notaio (DECRETO 17 febbraio 2016), prende il via il pacchetto di misure volte a favorire questa categoria di imprese. Si tratta di due decreti di cui, il primo prevede una estensione per l’anno in corso (2016) degli incentivi fiscali a favore di chi investe nelle start up, mentre il secondo dovrebbe rendere più agevole l’accesso al Fondo di garanzia per le PMI innovative.

Similmente a quanto previsto per il passato il decreto sugli incentivi, tra le altre cose, consentirà alle persone fisiche che investono fino a 500mila euro in start up innovative di detrarre il 19% di tale investimento. Nei casi in cui la detrazione ecceda l’imposta lorda, tale eccedenza potrà essere detratta dall’IRPEF dovuta nei periodi di imposta successivi (ma non oltre il terzo) e fino a concorrenza del suo ammontare. Per le società che investono, invece, è prevista la possibilità di dedurre dal proprio reddito complessivo ai fini IRES il 20% degli investimenti rilevanti effettuati, per un importo non superiore a 1,8 milioni. Le percentuali salgono rispettivamente al 25% se si investe in una start up a vocazione sociale e al 27% nel caso di aziende che sviluppano e commercializzano esclusivamente prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico in ambito energetico. Le agevolazioni spettano fino a un ammontare complessivo dei conferimenti non superiore a 15 milioni per ciascuna start up innovativa.

La seconda misura prevede un concreto ampliamento a beneficio delle PMI innovative della possibilità di accedere al Fondo di garanzia attraverso la procedura cd “semplificata”. Con quest’ultima, in sostanza, si riconosce la possibilità di accesso senza che il gestore del Fondo stesso effettui la valutazione del merito creditizio dell’impresa beneficiaria. Tale valutazione, dunque, viene demandata al soggetto richiedente, banca o confidi.

© 2016 Studio Legale De Berti Jacchia Franchini Forlani

Start up innovative: Nuove modalità di redazione degli atti costitutivi di SRL

Start up innovative: Nuove modalità di redazione degli atti costitutivi di SRL

Nell’ambito dei progetti del governo tesi a facilitare la nascita delle startup innovative si inserisce a pieno titolo il decreto del 17 febbraio 2016 che introduce, in deroga alle ordinarie prescrizioni di legge (art. 2463 cc), la possibilità di costituire una startup innovativa mediante un modello conforme a quello standard tipizzato con firma digitale.

Ferma restando la possibilità di costituire la società nei modi ordinari (atto pubblico), il decreto prevede che l’atto costitutivo e lo statuto della società siano redatti in modalità elettronica e firmati digitalmente secondo gli standard prescritti dal codice dell’amministrazione digitale (DLgs  7  marzo  2005,  n.  82).

Gli atti potranno essere redatti direttamente dai soci della startup oppure avvalendosi dell’Ufficio del Registro delle imprese che autenticherà le sottoscrizioni e procederà in tempo reale all’iscrizione, permettendo la nascita della società contestualmente all’apposizione dell’ultima firma.

Ciò, a ben vedere, dovrebbe consentire uno snellimento delle formalità legate non solo alla costituzione ma anche alle successive eventuali modifiche dei predetti atti relativi alle società che decideranno di avvalersi di tale procedura.

Sotto un profilo squisitamente procedurale, invece, viene prevista una prima fase in cui le neo-società aderenti al nuovo sistema di redazione e modifica degli atti in parola in formato digitale verranno iscritte nella sezione ordinaria del registro delle imprese prima di migrare nella sezione speciale riservata alle start up innovative.

Con successivo decreto direttoriale sarà approvato il modello informatico e la modulistica per la trasmissione e iscrizione al Registro delle imprese, direttamente compilabile online. Frattanto, è stato reso disponibile al seguente LINK un modello uniforme dell’atto costitutivo/statuto per start-up innovative in forma di s.r.l.

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Piano di investimenti per l’Europa: 1 miliardo di finanziamenti per le PMI italiane nell’ambito del programma COSME

Le piccole e medie imprese (PMI) rappresentano la spina dorsale dell’economia italiana. Per questo motivo l’Italia ha concluso un nuovo accordo che consentirà a 20.000 PMI italiane di accedere a 1 miliardo di euro in finanziamenti nei prossimi 12 mesi.

L’accordo consiste in un contratto di controgaranzia concluso tra il Fondo europeo per gli investimenti (FEI), e il Fondo di Garanzia per le PMI che, tramite i confidi (società di mutua garanzia che forniscono garanzie alle PMI in Italia), faciliterà l’accesso ai finanziamenti necessari alle PMI italiane per portare avanti i loro progetti. Il contratto di controgaranzia firmato nell’ambito di COSME, il programma europeo per la competitività delle imprese e delle piccole e medie imprese nel periodo 2014–2020, gode del sostegno finanziario della Commissione europea tramite il Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS).

Il FEI, che fa parte del gruppo della Banca europea per gli investimenti (BEI), persegue l’obiettivo di sostenere le microimprese e le piccole e medie imprese europee facilitandone l’accesso ai finanziamenti. Il FEI promuove gli obiettivi dell’UE nei settori dell’innovazione, della ricerca e dello sviluppo, dell’imprenditorialità, della crescita e dell’occupazione sia tramite impegni in fondi di equity che tramite la prestazione di garanzie.

Il Fondo di Garanzia per le PMI è un fondo nazionale il cui scopo è garantire attraverso garanzie pubbliche con coefficiente di rischio zero qualsiasi tipologia di operazione finanziaria finalizzata all’attività di impresa, di qualsiasi durata e in qualsiasi settore. La garanzia è concessa a banche, società di mutua garanzia e ad altri fondi di garanzia tramite una garanzia di pagamento a prima richiesta.

Il piano di investimenti per l’Europa, proposto dalla Commissione nel novembre 2014, mira a mobilitare almeno 315 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati in tre anni al fine di incentivare gli investimenti, aumentare la competitività e sostenere la crescita economica a lungo termine nell’UE. Il FEIS, che è uno dei pilastri del piano di investimenti per l’Europa, utilizza fondi pubblici per mobilitare ulteriori investimenti privati e fornisce la protezione del credito ai finanziamenti concessi dalla BEI e dal FEI.

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Generazione Campolibero: 160 milioni di euro a sostegno dei giovani nell’agricoltura

Il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali intende favorire il ricambio generazionale e la creazione di posti di lavoro nel settore dell’agricoltura con un piano da 160 milioni di euro tra risorse interne e fondi concessi dall’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (Ismea) a seguito dell’autorizzazione della Banca Europea per gli Investimenti (BEI).
Le misure previste nel pacchetto “Generazione Campolibero” comprendono:

  • un fondo di private equity da 20 milioni di euro che supporterà la nascita e lo sviluppo di start-up innovative nel settore agricolo, agroalimentare e della pesca per una cifra massima di 4,5 milioni di euro a progetto;
  • un fondo di 30 milioni di euro resi disponibili a livello nazionale insieme ad ulteriori 50 milioni di euro previsti dall’accordo Ismea-BEI per la concessione di mutui a tasso zero a copertura degli investimenti effettuati da giovani imprenditori agricoli per un massimo di 1,5 milioni di euro a progetto;
  • 60 milioni di euro da destinare alla concessione di mutui a tasso agevolato della durata massima di 30 anni per l’acquisto di aziende agricole da parte di giovani che vogliono diventare imprenditori agricoli (apertura del bando a marzo 2016).

Il ministro Maurizio Martina ha affermato: “… vogliamo liberare le energie giovani per dare forza alla nostra agricoltura. Nei due anni di Governo abbiamo costruito azioni utili proprio per raggiungere questo obiettivo. Dallo scorso anno abbiamo aumentato gli aiuti europei destinati alle aziende condotte da giovani del 25% per 5 anni. Con gli strumenti operativi da questi giorni interveniamo sul fronte cruciale del credito e del sostegno agli investimenti innovativi. Investire in agricoltura non significa guardare al passato, ma interpretare con strumenti nuovi il futuro …”.

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L’UE stanzia 20 milioni di euro a favore dei programmi europei scolastici sul latte e sui prodotti ortofrutticoli

Al fine di rimediare alla progressiva diminuzione del consumo di latte, frutta e verdura, e di attuare nuove misure educative, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione legislativa che approva uno stanziamento di 20 milioni di euro a favore del programma per il latte, istituito nel 1977, e il programma per la frutta e verdura, introdotto nel 2009. A seguito di tale ulteriore stanziamento, la dotazione finanziaria annuale di tali programmi passa rispettivamente a 100 e 150 milioni di euro.

Conformemente alla risoluzione, i fondi comunitari saranno distribuiti sulla base del numero di bambini di età compresa tra i 6 e i 10 anni nello Stato interessato, e il grado di sviluppo delle regioni all’interno di uno Stato membro, favorendo le regioni meno sviluppate. La priorità verrà data ai prodotti freschi e locali a scapito di quelli trasformati, ed è prevista l’esclusione dai finanziamenti di tutti i prodotti contenenti zuccheri e dolcificanti aggiunti.

Gli Stati membri che partecipano volontariamene ai programmi appena descritti dovranno altresì impegnarsi a promuovere abitudini alimentari sane, l’agricoltura biologica, le filiere alimentari locali e la lotta contro gli sprechi alimentari. Inoltre, saranno previste misure educative di accompagnamento per riavvicinare i bambini all’agricoltura.

La normativa così concordata dal Parlamento dovrà essere approvata formalmente dal Consiglio. Le nuove regole entreranno in vigore dal 1° agosto 2017.

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Approvato l’aiuto UE alla Tunisia: più importazioni di olio d'oliva “duty–free” ma con salvaguardie

Approvato l’aiuto UE alla Tunisia: più importazioni di olio d’oliva “duty–free” ma con salvaguardie

Con 475 voti a favore, 126 contrari e 35 astenuti, lo scorso 25 febbraio, il Parlamento europeo ha sostenuto la misura d’emergenza a sostegno dell’economia della Tunisia che prevede la possibilità di importare per due anni (i.e. 2016 e 2017), senza il pagamento di dazi doganali, 35.000 tonnellate di olio d’oliva.

Alla proposta iniziale sono state introdotte alcune misure correttive al fine di proteggere i produttori di olio d’oliva degli Stati membri dell’UE, in particolar modo l’Italia che è uno dei maggiori importatori di olio d’oliva. In particolare è stato introdotto l’obbligo di tracciabilità delle merci per avere la certezza che il “dazio zero” venga applicato soltanto all’olio di oliva effettivamente prodotto in Tunisia, ed è stata eliminata la possibilità di prolungare le misure di emergenza oltre i due anni previsti. Il Parlamento ha anche richiesto alla Commissione di presentare una valutazione intermedia dell’impatto di queste misure sul mercato UE.

In base a precedenti accordi la Tunisia gode già di una quota di importazioni a dazio zero per l’olio di oliva vergine per un volume pari a 56.700 tonnellate. La nuova quota extra pari a 35.000 tonnellate si applicherebbe solo una volta esaurita la normale quota già prevista e permetterebbe comunque di lasciare inalterata la quota di importazioni verso l’UE all’interno dell’attuale volume (145.200 tonnellate per il 2014/2015).

In un periodo di diffusa crisi economica, l’economia tunisina è stata ulteriormente e duramente colpita a causa degli attentati terroristici avvenuti nel 2015 contro la strada di democratizzazione intrapresa in seguito alla Primavera araba. Per questo motivo “… vogliamo che la Tunisia ce la faccia e dobbiamo aiutarla con misure concrete che promuovano subito la sua economia…” ha affermato la relatrice Marielle de Sarnez (ALDE, FR).

Sempre a tal fine, i deputati hanno altresì votato una separata risoluzione che sostiene i negoziati – iniziati ad ottobre 2015 – per la creazione di una zona di libero scambio con la Tunisia con l’obiettivo di trovare un accordo “progressivo e asimmetrico” per “contribuire alla stabilità della Tunisia, al consolidamento della sua democrazia e al rilancio della sua economia”.

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